Icaro al tramonto

Fare mio il mio tempo. Nell’agenda dove scrivo quello che devo fare, quello che vorrei fare e pure quello che vorrei dire, a volte, capita di tirare una linea. “E tu da dove sbuchi?”, le chiedo. Mentre penso alla domanda che mi sono posta, la osservo e la lascio dove sta, perché, tutto sommato, va bene così com’è. Poi rifletto. Quella linea nel foglio è un concetto importante, serve a porre fine a qualcosa, delineando un prima e un dopo. E’ la conclusione di un periodo difficile o di uno stato d’animo confuso, che si è protratto nel tempo. Facciamo che i mesi siano frasi e i giorni siano parole. Allora, la linea che cade tra il 20 e il 21 dicembre, perché da quel giorno il sole tramonta alle 16,40 anziché alle 16,38, vuol dire che le giornate vanno allungandosi molto lentamente. Eh, quando uno dice di fare proprio il proprio tempo… Intanto va chiarito che, se lo devo ancora fare mio, non è poi così scontato che lo sia da subito. Va be’, non è cosa facile, ma, di tutte le complicazioni inutili cui sono sottoposta nella quotidianità, questa mi pare abbia almeno un senso.

Le stagioni. La luce dona un colore particolare alle cose. A settembre il cielo e il mare sono di un azzurro intenso. In quegli ultimi giorni d’estate sulla spiaggia l’assenza del clamore estivo ne rinforza i colori e i silenzi evocano pulizia, in modo che si veda meglio il paesaggio marino. I gabbiani in volo e le poche barche a vela in lontananza diffondono un senso di riposo, sono la preparazione per qualcosa di nuovo.

Sole alias nonna. La luce pare mia nonna, fa del suo meglio anche con scarse risorse. A novembre il sole ha poco tempo a disposizione, eppure infiamma i tramonti come fossero una consolazione. Rimanere in attesa ed essere sospesi sono da sempre considerati motivo di gioia. Quel fugace momento di felicità consiste nella possibilità di guardare oltre, come se nella routine sparisse e adesso, invece, si palesasse tutta davanti a me nella sua semplicità. Nella vita c’è bisogno di un dove verso cui guardare per andare oltre. Un orizzonte fiammeggiante fa sperare che oltre quella linea vi siano cose molte belle e tutte per te. Poi non arrivano e si pensa che sia tutto un’illusione, infatti lo è. La vita illude, ma davvero con stile. Si tratta, a mio avviso, di un’illusione da tenersi stretta, perché è una delle poche certezze che abbiamo.

A dicembre accade di nuovo. E’ lui il mese incaricato di recapitare le illusioni al destinatario sognatore. Inizia qui la sua missione, alla quale non può sottrarsi. La luce ritorna, sempre di più, sino a dilagare nelle sconfinate giornate di giugno. La certa illusione di questo ripetersi all’infinito, nell’avvicendarsi delle stagioni e nell’alternarsi della notte e del mattino, è il ritmo del grande respiro che pervade corpi, animali e piante. Per questo posso vedere la promessa nascosta in uno spettacolare inabissarsi del sole. Lo guardo, fermandomi un attimo e mi sento vivere.

Che fine farà tutto questo quando scomparirò? Smetterà di esistere perché non ci sarò io a guardarlo? Se ora facessi le analisi, troverei un alto tasso di egocentrismo nel sangue. La bellezza del mondo è uno scampanellio di immortalità e può inebriare oltre ogni limite. Forse sono influenzata dalla ricerca della forma persistente da dare in pasto al dover insistere in un eterno presente. In ogni caso, bisogna saper prendere lo scampanellio per il verso giusto. Allora, osservo ogni cosa per farne un scorpacciata e vivo forte forte, senza perdermi neanche un minuto. In alternativa o in aggiunta esprimo il bene che voglio a tutte le persone che conosco, con il cuore grande come una casa. Per tanto tempo ho creduto fosse questo il modo giusto. Stavolta, però, ne penso un’altra. Mi arrampico su un albero e ce ne metto un altro sopra, per salire sempre più su. E da lì faccio come Icaro, ma al tramonto. Viaggio con il sole invincibile, seguo i paralleli e poi rinasco con lui, all’altro capo del mondo, nel giorno nuovo.

mgs

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Ho 48 anni, vivo a Roma, sono appassionata di scrittura
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