Dalla pagina le parole sottolineate a matita balzano in superficie, fecondano la testa, tamburellando come la bacchetta del rabdomante. Dalla sorgente fluisce ciò che può diventare altro, però la fonte non muta. Rodolfo, da qualche giorno, tiene quel pezzo di carta in tasca, quello che stava sulla mensola, nel corridoio dell’atelier. C’era scritto di una rivoluzione da fare, anzi, di una rivoluzione liberata. Una volta terminato il lavoro nella biblioteca, di solito si mette a leggere. Per fortuna il senso delle cose rimane un mistero. Dicono male delle nevrosi moderne, eppure servono a qualcosa. Togliersele, a volte, è peggio. Poi ti chiedi quale sia il senso della vita e ti metti a cercarlo. La gente è vile, non se lo chiede, riferisce di eventi che si ripetono e ripetendosi rassicurano. Sempre le stesse cose, interpretate nello stesso modo. Non conta che l’interpretazione sia parziale e spesso sbagliata. Conta la certezza. Affidarsi al falso consolatorio, per molti è meglio che andare a cercare il significato. Se gli stuzzichi la coscienza fanno come le serpi che s’aizzano. Appunto, farebbero meglio a riflettere, almeno si calmerebbero. Rodolfo, invece, avverte il bisogno di rassicurarsi sul modo in cui la gente si rassicura e della nausea quale effetto collaterale. La sintesi è il prodotto del tempo o della fonte? Di entrambe le cose, quindi è parziale.
In questo ottobre cangiante, i radar delle aziende aerospaziali registreranno precipitazioni sparse di corpuscoli invisibili all’occhio umano. In ogni angolo del pianeta il mondo della scienza punterà un plotone di telescopi potentissimi verso l’origine del fenomeno. Qualcuno dalla fantasia particolarmente fervida, assocerà il fatto a suggestive immagini cinematografiche. Alzate il capo e strofinate gli occhi, dunque. Chissà quante volte sono cadute le parole delle stelle. Poi, impigliate nei capelli come fiocchi di neve, si sono sciolte in un sussulto, al tocco improvviso del linguaggio del nostro primo vagito.
All’una di notte i gatti stanno accovacciati sul cofano delle automobili. Nella strada dove abita Dario l’enigma è formulato in questi termini: ‘Dovete sostituire il falso con il vero’. Chi è stato a scrivere quelle parole e cosa voleva trasmettere al lettore?. Rodolfo ricorda anche di essersi sentito in balìa di una tempesta.
Rodolfo e Dario raggiungono trepidanti l’atelier. Clara sta smontando le tende della sala per far entrare la luce. Non ci vuole mica fare un vestito alla Rossella O’hara. I ragazzi le raccontano dell’accaduto, posano lo sguardo sulle pareti della stanza e un pensiero fulmineo gli attraversa la testa. È l’idea di un linguaggio antico per una nuova stirpe. Se fosse un colore, sarebbe il blu mare.
Manuela Grillo Spina