Il raccordo anulare a quest’ora è un forno lungo 68 chilometri e 200 metri. L’asfalto bolle, le macchine mi sfrecciano accanto, 80 km/h e sto. Sì, viaggio sulla corsia di destra, andamento costante. Guido, oggi è sabato. Domani mi sveglierò, farò colazione e aprirò il pc per leggere la posta elettronica, se no mi si intasa la casella. Sessanta mail non lette, mi si dirà. Trattasi di pubblicità, le dovrò cancellare. Poi guarderò i numeri del superenalotto. Ce li avrò tutti e 6. Avrò vinto 250 milioni di euro. Da tempo preparo nella mia mente un piano dettagliato per sviare qualsiasi sospetto sul vincitore o vincitrice della somma stratosferica. Per prima cosa bisogna mantenere un profilo basso, come va di moda dire adesso. Perciò, niente feste, né manifestazioni improvvise di gioia. Ostentare è sconsigliato, oltre che poco elegante. E’ necessario preservare la segretezza sui fatti che ci accadono, privacy in inglese, ci trova tutti d’accordo. Prima di andare al tabaccaio, se andrò al tabaccaio, passerò dal parrucchiere cinese, che non fa problemi di appuntamenti e con 30 euro mi farò la tinta. Non voglio essere riconosciuta. Anzi, non andrò al tabaccaio, prenderò appuntamento direttamente con l’ufficio preposto. Ci andrò con il taxi, senza dare nell’occhio, per una volta si può prendere il taxi, ci può stare. Intanto manterrò la faccia di sempre, sulla scazzato andante e non farò nessuna spesa che potrebbe destare sospetti, anche perché prima li vorrò vedere sul conto corrente e poi se ne parlerà.
Uscita Aurelia 8 minuti, il cartello sul GRA dice che mancano 8 minuti all’uscita Aurelia. Ho la macchina carica di attrezzi per la campagna e di pensieri, come al solito. Propongo orti da coltivare a gente che vuole tornare in armonia con la natura e lo vuole fare subito, salpando dalla macchina nel lembo di terra prescelto in ciabatte e lamentandosi perché ci sono gli insetti. Armonia, dicono loro, come se fosse una cosa che si ordina su internet e poi arriva direttamente a casa, tutta integra. Armonia, dico io, lontana eco, persa nel momento del passaggio dall’istinto alla ragione, che poi io non ne faccio un uso sempre appropriato. Incertezza, cosa fare? Non t’aiuta l’istinto, a volte, nemmeno la ragione. Ecco, bel cavolo di capolavoro.
Oggi è domenica. Sveglia e colazione, leggo i 6 numeri in fila. Questi sono quelli, cioè i miei sono gli stessi. Va be’, mi sono capita. Rileggo, per sicurezza. Sono loro, ho vinto 250 milioni di euro. Vado dai gatti, allora. Che faccio? Ci devo andare, hanno solo me. Io ho tutti questi soldi, ma chi trovo adesso per sostituirmi, ad agosto, di domenica? E poi, non posso affidare l’incarico ad altri. Mi ingannerebbe chiunque e dai gatti non andrebbe, perché bisogna volergli bene per prendersene cura.
Alla fine sono qui. I mici mi guardano con gli occhi dolci e furbetti. Essi sono un mix di tenerezza, fragilità e noncuranza. Giocano a rincorrersi, creano la gioia in una stanza, in un salotto, perlopiù da soli o con me quando passo da loro per dargli da mangiare. E’ un microcosmo, il nocciolo duro e precario che si ripete giorno per giorno. Sì, sono qui con i due gatti matti, perché gliel’ho promesso. E’ il mio branco. Mi sento risucchiata, non posso e non voglio muovermi, né correre a prendermi i miei milioni vinti. Mi sento protetta dalla loro impassibilità, il rumore che fa una vincita del genere non mi spaventa. Gli sguardi di invidia, la gente che si avvicinerà con belle maniere soltanto perché vorrà qualcosa e l’euforia che avrò nel prefigurarmi spese impossibili, il confronto tra tutto questo e gli occhi che ho di fronte mi mette un’enorme tristezza. Essere straricchi e non poter prendere i propri soldi, assurdo, ma qualcosa me lo impedisce. Va be’, domani andrò a prenderli, oppure dopodomani, forse. Adesso non voglio pensarci. Adesso voglio guardare questi occhi in cui perdermi. Due specchi, un luogo misterioso, diverso del tutto dalla realtà ispessita in cui nuoto o più spesso annaspo, dove ci sono troppe immagini che significano, definiscono, spiegano. Fuori tutto è conosciuto, tutto ha un nome, ce lo deve avere, ma non significa sempre quello che indica. Questi occhi, invece, sono un autentico mistero e mi portano altrove, nel microcosmo. Lo raggiungerò quando ne avrò voglia con la fantasia, l’anima di tante storielle come questa. La fantasia, sì. Mi piace sognare.
mgs