Le gambe di Clara

Il femorale inizia dalla cavità posteriore del ginocchio, procedendo sino all’attaccatura del gluteo. Clara cammina, è ritmica sia l’andatura che il respiro. Le sue gambe sinuose si riflettono nelle vetrate a specchio dei portoni. Quelle di Clara, prima di essere parte anatomica e simbolo di avvenenza femminile, sono un fitto intreccio di muscoli, tendini e arterie. Il movimento lo svela. Giunge all’atelier, ma prima di entrare nel cortile legge un nuovo cartello: ‘Vietato l’ingresso a moto e auto’.
Nella sala d’attesa dell’ambulatorio, in un angolo, riviste cumulate in ordine sparso lanciano dei richiami come le sirene di Ulisse. Promettono un profluvio di notizie pruriginose sulla vita privata dei vip. Trastullo innocuo per signore e signori, oppure signore e signori ecco a voi il trastullo innocuo. Preferito e preferibile, unico al mondo, signore e signori, garantito, soddisfatti o rimborsati – asterisco piccolo piccolo, taeg tan allo 0% and so on. La comunicazione pubblica usa parole del genere. Clara dovrebbe sottoporsi a un esame radiologico e lo dovrebbe fare lì, non altrove. Dovrebbe ma non vuole. L’ordine sociale piagnucola, invocando la radiografia alle idee. Il tecnico la invita a stendersi sul lettino, con le gambe infilate dentro un tubo circolare. Il macchinario, con grande sorpresa dell’operatore, mostra una massa muscolare vigorosa, tendini e un fitto apparato circolatorio in cui viaggiano globuli bianchi, globuli rossi, sostanze nutritive ed enzimi. L’organismo non ha mai chiesto la registrazione all’albo dei professionisti della materia vivente, dei sapienti, dei burocrati, dirigenti, despoti o tiranni. E neanche in quello dei succubi, reietti, vili servi del potere. Muscoli, sangue, cuore massa cerebrale non vorrebbero essere disturbati. Restii ad apparire all’occhio indagatore di un macchinario che ha la pretesa di attribuire a ciò che è vivo anomalie, malfunzionamenti, intoppi. L’intoppo in realtà è l’ambulatorio, dove vengono visionati gli elementi che disturbano il sistema. La schedatura quindi risulta necessaria, come la visita del militare, come la partenza per una guerra dove si sa in anticipo chi saranno i vincitori. Poi, finito il conflitto, da entrambi i fronti i soldati si staccheranno le bende di dosso, ingannati e rabbiosi, tanto i vincitori quanto i vinti. Ingannati dalla tenera età, quando la mamma li consegnava al mondo, plasmandoli a sua immagine e somiglianza, spingendo nel profondo di se stessi il vero sé. L’avrebbero dimenticato e qualora fosse riemerso dagli anfratti dell’inconscio, preceduto da un fastidioso gemito, sarebbe stato avvertito come un effetto collaterale del malessere del vero sé. Com’erano da bambini? Non lo ricordano più, il programma prevede che le emozioni restino imprigionate in immagini bidimensionali. E semmai, nel tempo, un evento o una persona portasse alla luce il cadavere in fondo allo stagno, da ufficiali programmati per obbedire tenterebbero di annichilire la persona e cancellare l’evento.
Clara guarda in alto, aspettando che l’esame volga al termine. Muscoli, sangue, cuore e materia cerebrale si inalberano parecchio. Per niente contenti degli occhi arroganti del potere in agonia che, ormai è chiaro, controlla e si controlla. Non c’è differenza tra Rodolfo e Dario e un magnate della finanza, lo sanno sia i ragazzi che il magnate, ma il vecchio potere, per tenere in vita l’ordine delle cose ormai morente, sussurra al magnate di accumulare ricchezze di cui non sa che farsene e non gli importa.

La festa di compleanno di Esmeralda in discoteca. Esmeralda è studente di filosofia, amica e coetanea di Rodolfo e Dario, oltre a ciò è carina e simpatica. La scrivente ha fornito le informazioni necessarie, ma non è tutto qui, lo sarebbe nel caso che la narrazione di una storia coincidesse con la capacità di comunicare tutto alla perfezione. Non è neanche sicuro che sarà raccontato il raccontabile, almeno non subito. Infatti, chi scrive non conosce gli infiniti mondi che si aprono quando appoggia la penna sul foglio o la mano sulla tastiera del foglio elettronico. Dunque, per scongiurare il pericolo della radiografia del linguaggio, possiamo dire che alla festa di Esmeralda la musica scandisce il ritmo della serata, poiché ciò è conforme alla legge. Al bar Rodolfo e Dario, col gomito sul bancone per darsi un tono, stanno in vedetta, il primo che trova un gruppo di ragazze abbordabili avverte l’altro. Il patto è questo. Dario dribbla un gruppo di matricole e arriva fulmineo sulla bionda. La quale bionda altro non è che la bionda del treno, quella che incontra ogni mattina. Siccome sa che lei sa chi è lui, ma senza saperlo, Dario si avvicina e le chiede se vuole bere qualcosa. La ragazza si chiama Donata e accetta. La strana creatura, perché strana apparirebbe a Rodolfo, è un variegato come il gelato, un assembramento di borsa traboccante, bocca appena appena siliconata, capelli mesciati, unghie finte. Dario contempla i suoi capelli lisci, simili a spaghetti. Lei li fa oscillare ciondolando la testa, come le bamboline nei sedili posteriori delle macchine. Il ragazzo la osserva che tormenta il touch screen dello smartphone per dissimulare l’insicurezza. Dario osserva l’impaccio della fanciulla non senza soddisfazione. Ne è quasi incantato, quasi però. Fanno una passeggiata nel giardino intorno al locale. Donata parla a raffica. Dario abbassa l’audio, riuscendo a sentire il suono di sottofondo: cosa debbo fare per arrivare al tuo castello con la fede e con l’anello e la punta del coltello. Cosa debbo fare per sedurti e vincere: la tua simpatia, il tuo amore, il trofeo, il titolo di Reginella, la convalida di un sé sparito sotto i doveri del genere. Quante Donate ci sono, cui non importa altro che vincere un bel futuro da collezioniste di sogni rimandati, sacrificabili e sacrificati. Rientrano, lui neanche ci ha provato a darle un bacio. In pista Esmeralda balla come una pazzoide. Non è strano, lei è fatta così, nelle sue divagazioni immagina che i filosofi si siano divertiti da matti. Esmeralda vuole sfidare le leggi della fisica e crede che prima o poi incontrerà in discoteca un grande pensatore che sarà anche un grande amore. Già che c’è una sogna quello che le pare.

‘Mi manca, Clara mi manca’, sospira Rodolfo. Sono le 2 di notte, il brano sfolla-gente annuncia che la serata volge al termine. ‘Manca anche a me’, risponde l’amico con un leggero affanno. Poi il silenzio, i ragazzi con lo sguardo perlustrano la sala e seguono la fila al guardaroba. Grande amore, intensa passione, idea ineffabile sbaglierò ad adorarti? Idea che si crogiola stabilmente nella vaghezza, fa arrabbiare i rassegnati, attrae gli individui liberi.
Clara si sveglia, accende la radio. Il cronista, come ogni giorno, augura una buona giornata, a se stesso in primis. E inizia una epoca nuova. Con gli avanzi della vecchia, dei monologhi interiori altrui, scriverà qualcosa, forse una ricetta con la forma delle rotaie.

Manuela Grillo Spina
– Facebook

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Ho 48 anni, vivo a Roma, sono appassionata di scrittura
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